Ho appena spento il computer, uno dei tanti sabati che trascorro con i docenti della scuola di Francesco Trento. Oggi Giapaolo Simi, il relatore, mi ha fatto capire quanto le mie paure, i miei blocchi siano un po’ di tutti gli scrittori e di quanta l’umiltà sia necessaria per imparare.
A volte pretendiamo di essere già bravi perciò la paura di capire di non esserlo ci blocca e non scriviamo. Perché? Perché fin da piccoli ci hanno insegnato a essere impietosi giudici di noi stessi. Un altro pensiero ha seguito il primo:
Pochi giorni fa, seguendo un corso sulla relazione, ho compreso come la rabbia sia il sentimento predominante nella nostra epoca, e i comportamento aggressivi avvelenano il nostro quotidiano.
Nella libera associazione dei miei pensieri ho ripensato a quando Facebook, washapp non hanno funzionato per ore. Subito mi sono sentita fuori dal mondo. Dopo ho sentito il silenzio.
Nessuna aggressività, nessuna fake news, nessuna polemica:gli scienziati improvvisati, i supersapienti, i narcisisti tutti scomparsi nel silenzio.
In quel momento ho riacquistato la vera democrazia ( dove solo chi sa veramente può discutere di un argomento).
Ho sentito la possibilità di essere libera dall’online e ho riso della mia dipendenza dai social.
Bastava alzare il telefono per raggiungere un mio amico invece che scrivere una mail. Bastava leggere un giornale o sentire un telegiornale per sapere cosa succedeva nel mondo.
Forse abbiamo rinunciato alla vera democrazia quando abbiamo permesso a tutti di parlare e scrivere di tutto.
Abbiamo perso il rispetto quando abbiamo accettato che gli atteggiamenti aggressivi diventassero il nuovo modo di relazionarci.
E abbiamo perso la libertà di essere felici quando abbiamo permesso al giudizio di essere più importante dell’accoglienza e dell’ascolto.
Ecco perché domani sarò ancora lì a studiare, a cercare di capire e a curiosare nella mia anima
