UNO ZAINO VUOTO

Lorenzo era seduto a prua della sua barca a vela . Con le gambe raccolte stava guardando quell’immensa distesa d’acqua che lo stava cullando con le sue onde. Forse erano le 3 di notte, ormai non riusciva più a lasciarsi andare al sonno. Erano giorni che non dormiva, perché in testa aveva quella decisione, quel volto che continuava a torturali il cuore e la mente. Gli sembrava di avere accanto a se Amelia. Poteva sentirne il dolce profumo, la sua voce allegra, che lo invitava a tornare da lei. Il volto trasparente di lei sorrideva quasi volesse prenderlo in giro. Non riusciva a toglierla dalla sua mente . Ogni volta che poteva sbirciava le sue foto. Ormai conosceva a memoria ogni singolo lineamento, ogni singola ombra del tuo viso. Come potevo farti entrare nel mio mondo? Ho avuto paura perché quando ti ho incontrato mi sono sentito senza pelle.  Accidenti a te!

“ vattene! “ Lorenzo senza rendersene conto aveva urlato. La sua voce l’aveva scagliata contro il fantasma di lei .

“ Ehi Lorenzo cosa c’è?” la voce della moglie arrivò alle sue orecchie come fosse un fastidioso ronzio.

“ niente” disse alla donna che si era fermata a pochi metri da lui e che lo guardava quasi offesa da quel niente che l’aveva bloccata, raggelata lì.

Non ti avvicinare di un millimetro. Sentì i suoi passi allontanarsi e alzòlo sguardo verso il mare. Le stelle , la luna  e la brezza marina che gli accarezzavano il volto era sicuro che fossero lei. ogni sera andava a prua a parlare con lei, con la sua Amelia, che aveva mandato via. Amelia intanto con il biglietto del treno sul comodino guardava lo zaino che doveva riempiere.

Di cosa realmente aveva bisogno per il suo nuovo viaggio? Per saperlo forse doveva prima svuotarlo completamente. Frugò dentro ogni piccolo spazio di quello zaino e tolse tutto. Quante volte aveva riempito lo zaino fino a scoppiare , mettendoci dentro una quantità assurda di cose come se le servisse il suo mondo per affrontare la realtà . Ma quale era veramente il suo mondo?

Di cosa aveva davvero bisogno per prendere quel treno?

Per anni aveva accumulato cose, fino a rendere quello zaino dannatamente pesante . A forza di mettere dentro il mutuo, i doveri di madre e di moglie aveva dovuto togliere la follia, la leggerezza, la spensieratezza. Aveva riempito così tanto quello zaino, da renderlo troppo pesante per riuscire a sollevarlo e pian piano si era fermata stanca , senza più sogni.

Adesso lo zaino davanti a lei era vuoto . Cosa era rimasto di tutto quel peso? Forse il ricordo di una vita. Adesso dentro a quello zaino vuoto, afflosciato sul letto non sapeva cosa mettere. 

Cosa le serviva veramente per viaggiare? Un po’ di follia? Si, quella avrebbe fatto comodo per continuare a rincorrere un sogno. Ma quale era il suo sogno? Sorrise pensando che forse tutti avevano lo stesso sogno: trovare un compagno di viaggi, qualcuno con cui prendere un treno  e conoscere nuovi posti .

Mise dentro allo zaino solo pochi vestiti. Doveva lasciare spazio a ciò che poteva arrivare strada facendo.

Intanto Mattia nel suo studio cercava di non pensare ad Amelia.

Lei stava partendo per il mare.

Lui le aveva detto che non riusciva .

Amelia aveva accettato quella bugia per non scomparire del tutto dalla sua vita .

Quella donna aveva la straordinaria, imbarazzante capacità di vedere oltre . Era entrata per sbaglio nella sua vita e l’aveva travolto con la sua esuberante vitalità e la sua famelica voglia di vivere.

Come si era permessa di entrare in quel mondo ordinato fatto di niente? lui era un solitario. Amelia  l’aveva costretto a vedersi per come era: solo, spaventato e senza meta.

Prima di lei non si era mai accorto di quanto la sua vita fosse fatta di niente.

Amelia continuava a dirgli che lo voleva nella sua vita , nella sua famiglia e lui continuava a scappare e lei continuava a chiedergli di essere il suo futuro.

Si alzò da quella poltrona. Il silenzio di quella casa  gli ricordava la sua scelta di solitudine, così accese un po’ di musica e andò in cucina. Aprì il frigo  che era vuoto. La sua vita era come quel frigo?

Bastava fare la spesa per riempirlo. Certo! Doveva essere così. Ma poi guardò il tavolo: un solo piatto , un solo bicchiere. Era sicuro che sarebbe bastato il frigo pieno? Sarebbero bastate le serate a studiare per non pensare alla sua solitudine?

 Rivide Amelia sulla sedia della sua cucina, rannicchiata con una tazza di cereali in mano che lo prendeva in giro per il frigo vuoto.

Lei, era sicuro, l’avrebbe sempre tenuto pieno . L’avrebbe tenuto pieno di cose buone, ma allora perché si ostinava a volerla allontanare? Chiuse il frigo  e pregò che lei non smettesse di cercalo tra i suoi muri, le sue paure e il suo passato. Pregò che lo venisse a prendere,  che lo trovasse e lo liberasse da se.

Lo zaino vuoto accanto alla porta lo attirò, sembrava volergli dire che doveva riempirlo di poche cose, solo lo stretto necessario. Gli ricordava di prendere quel treno che lo avrebbe portato da lei. Lo prese e iniziò a riempirlo pregando che non fosse troppo tardi per loro.

Francesca Pala, nata il 1 novembre 1971, vive a Modena. Appassionata fin da piccola di scrittura, oggi scrive brevi racconti e poesie sul suo profilo Facebook e sulla sua pagina persatralestorie.it. A seguito della diagnosi di sclerosi multipla nel settembre 2017 e dopo aver lottato contro il tumore al seno nel 2019, ha deciso di scrivere per il pubblico.
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